IRES: significato, chi la paga, come e quando versarla

 

L’imposta sul reddito delle società italiane, anche detta IRES, è un’imposta diretta. In questo articolo scoprirai il significato dell’IRES, chi ne è soggetto, come pagarla e quando.

In Italia le imprese hanno un carico fiscale particolarmente alto. Le imposte a cui sono soggette le aziende si dividono in imposte dirette, che colpiscono direttamente il reddito del contribuente nel momento in cui si produce, e imposte indirette, che colpiscono indirettamente la ricchezza nel momento in cui viene spesa (ad esempio l’IVA).

 

Il significato dell’IRES e chi la paga

Il significato di IRES è “Imposta sul reddito delle società”. È un’imposta proporzionale, ovvero che la percentuale di tassazione è costante al crescere del reddito e non progressiva, ovvero che ogni attività soggetta all’IRES sarà tenuta a pagarla indipendentemente dal reddito prodotto.

Oggi l’IRES è pari al 24%, ma nel corso degli anni ha subito diversi cambiamenti, sia di nome che di percentuale, dovuti per armonizzare e modernizzare il sistema fiscale italiano con quello dei principali Paesi dell’Unione Europea.

Ad esempio, negli anni ‘50 si chiama solo “Imposta sulle società”, per passare dal 1974 al 2003 al nome di IRPEG (Imposta sul Reddito delle Persone Giuridiche). Nel 2004 è stata introdotta l’IRES come la conosciamo oggi, con un’aliquota del 26,5%. Attualmente, dal 2017 l’aliquota si è abbassata al 24% della base imponibile (anche per tutto il 2024)

I soggetti sottoposti al pagamento dell’IRES sono coloro che generano reddito in denaro o in natura inquadrato nella categoria del reddito d’impresa.

 


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Quali società sono soggette a IRES?

Secondo quanto stabilito dall’Agenzia delle Entrate, devono versare l’imposta:

  • le Sapa (società per azioni) e Sapa (in accomandita per azioni), le Srl (società a responsabilità limitata), le società cooperative e le società di mutua assicurazione, le società europee (regolamento CE n. 2157/2001) e le società cooperative europee (regolamento CE n. 1435/2003) residenti in Italia;
  • gli enti pubblici e privati residenti in Italia, compresi i consorzi, i trust, gli organismi di investimento collettivo del risparmio e gli enti non commerciali (organizzazioni no profit);
  • le società e gli enti di ogni tipo, compresi i trust, non residenti in Italia, per i soli redditi prodotti in Italia.

Sono considerati fiscalmente residenti in Italia:

  • le società o enti che per la maggior parte del periodo d’imposta hanno in Italia la sede legale o la sede dell’amministrazione effettiva o la gestione ordinaria in via principale della loro attività;
  • gli organismi di investimento collettivo del risparmio istituiti in Italia;
  • i trust (e istituti analoghi) istituiti in un Paese diverso da quelli con cui l’Italia attua lo scambio di informazioni previsto dalle Convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni, se almeno uno dei disponenti e uno dei beneficiari sono fiscalmente residenti in Italia;
  • i trust istituiti in un Paese diverso da quelli indicati nello stesso elenco quando, dopo la loro costituzione, un soggetto residente in Italia trasferisce al trust beni immobili, diritti reali immobiliari e vincoli di destinazione su immobili situati in Italia, anche se per quote.

 

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Come si calcola l’imposta IRES?

Come abbiamo già detto, l’IRES è un’imposta proporzionale e non progressiva.

Per calcolare l’importo effettivo da pagare, bisogna prendere in considerazione il valore del reddito prodotto dalla società. Il reddito d’impresa è il risultato della differenza fra i ricavi e i costi sostenuti in un anno. Questa differenza rappresenta la base imponibile che costituisce il punto di partenza per determinare l’imposta IRES.

Un elemento importante da considerare è che i costi non devono essere sottratti dai ricavi quando avviene il loro pagamento, ma nell’anno in cui si riferiscono e sono correlabili ai ricavi che hanno contribuito ad ottenere. Questo significa che il reddito d’impresa viene ottenuto applicando il cosiddetto principio di competenza. Vale il medesimo discorso anche per i ricavi, che si conteggiano in egual modo.

Inoltre, non dimenticare che non tutti i costi possono essere sottratti allo stesso modo. Ad esempio, alcune spese, come quelle per l’acquisto delle merci si possono dedurre integralmente, mentre altre solo per una percentuale limitata.

L’aliquota IRES è fissa, pari al 24%. Per calcolare l’importo, è sufficiente moltiplicare la base imponibile per la percentuale. Ad esempio, con un reddito imponibile di 30.000 euro, l’imposta IRES sarà di 7200 euro, a seguito del calcolo 30.000 per 24%.

Ma attenzione, per capire però quanta IRES bisogna effettivamente versare, bisogna anche procedere a sottrarre dall’imposta lorda le detrazioni e ritenute eventualmente subite ed eventuali crediti d’imposta e acconti d’imposta già versati.

Se l’importo risultante è negativo, l’impresa può vantare un credito IRES verso lo Stato. Se l’importo è positivo, questo rappresenta il debito IRES da pagare alle scadenze previste.

 

Quando va pagata l’IRES?

Una volta capito il significato dell’IRES e dopo aver calcolato il reddito imponibile e quanto pagare, si procede al versamento dell’imposta secondo le scadenze previste. Per quanto riguarda le modalità di dichiarazione dell’imposta, è previsto l’utilizzo del classico modello F24, da compilare con gli specifici codici tributo che cambiano a seconda del pagamento da effettuare.

Il versamento dell’imposta può essere effettuato in un’unica soluzione oppure tramite due rate. Se si opta per un unico versamento, questo deve essere effettuato entro il 30 giugno. Se invece si sceglie di rateizzare l’importo, le scadenze delle due rate sono 30 giugno e 30 novembre.

I codici sono:

  • tributo 2001: per la prima rata dell’acconto;
  • tributo 2002: per la seconda rata dell’acconto;
  • codice tributo 2003: per versare il saldo.

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