Rivalutazione quote societarie 2024: scadenza, costi e novità

 

La rivalutazione delle quote societarie 2024 e dei terreni è una possibilità importante per le imprese e i singoli che permette di aggiornare il valore di tali beni nel bilancio e rilevarne quindi un aumento o una diminuzione. Mediante il pagamento di una tassa sostitutiva appositamente prevista per agevolare tale procedura, chiunque sia interessato può ottenere importanti agevolazioni fiscali e evitare le conseguenze di eventuali profitti tassabili.

Questa consuetudine, ormai radicata nel settore fiscale italiano, è fondamentale per imprese e proprietari di terreni per capire appieno le dinamiche, i costi e le opportunità legate alla rivalutazione.

 

Rivalutazione quote societarie 2024: cos’è e quanto costa?

La rivalutazione quote societarie 2024 è essenziale per gli imprenditori, che non dovrebbero trascurare questa opportunità di adeguamento al contesto economico attuale, per restare al passo con i tempi e l’andamento del mercato.

Se si decide di cedere a titolo oneroso una quota societaria, si otterrà un guadagno rispetto al valore nominale della quota, generando così una plusvalenza, che è soggetta a tassazione.

Al contrario, rivalutando la quota, e quindi rideterminando il costo o il valore d’acquisto delle partecipazioni, invece, non si genera alcuna plusvalenza. Di conseguenza potrà essere applicato alcun tipo di tassazione.

Quindi che cosa cambia? Si paga prima che avvenga la cessione della quota così da avere un vantaggio fiscale che non si avrebbe con l’applicazione della disciplina fiscale sulle plusvalenze (e si vedrà più avanti il reale guadagno).

Pertanto, anche nell’anno 2024, sia le persone fisiche che le società di persone hanno la possibilità di rivalutare il costo o il valore di acquisto delle partecipazioni non quotate e dei terreni detenuti al 1° gennaio, evitando così la generazione di plusvalenze soggette a tassazione.

Ma qual è il costo della rivalutazione delle azioni? La Legge di Bilancio 2024 ha confermato che è possibile rivalutare le partecipazioni societarie e i terreni pagando un’aliquota sostitutiva pari al 16%.

 


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I vantaggi della rivalutazioni delle partecipazioni

L’obiettivo della rivalutazione delle partecipazioni è quello di evitare le tassazioni sulle plusvalenze ottenute dalla vendita delle azioni. La legge stabilisce che l’Agenzia delle Entrate tenga conto del valore rivalutato delle partecipazioni. Questo è il valore che viene ufficialmente riconosciuto dalle autorità fiscali e quindi non deve essere tassato ulteriormente.

Quindi, l’obiettivo della rivalutazione è di conseguire un risparmio fiscale se si decide di cedere le quote di partecipazione della società. Senza il pagamento di questa imposta, infatti, le plusvalenze sono tassabili secondo l’articolo 67 del Tuir.

Il suddetto articolo afferma che le plusvalenze ottenute dalla vendita a pagamento di partecipazioni qualificate o non qualificate sono tassate al 26% con imposta sostitutiva. Un’aliquota di imposta superiore di 10 punti percentuali rispetto a quella prevista si applica se si rivalutano le partecipazioni prima di vendere.

 

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Tassazione a confronto: rivalutazione e aliquota ordinaria

Per capire se è conveniente o meno utilizzare la rivalutazione, è necessario fare un confronto tra l’imposta sostitutiva dovuta per l’eventuale rivalutazione con quella da pagare nel caso di plusvalenza. In genere, la convenienza si manifesta soprattutto quando il costo storico del bene è molto basso.

Facciamo un esempio per togliere ogni dubbio e capire con precisione i vantaggi della rivalutazione.

Supponiamo di:

  • avere una quota di partecipazioni in una Srl pari al 50%;
  • un valore nominale di 10.000 euro;
  • un valore attuale di 100.000 euro.

Se si decide di cedere la quota senza partecipazione, come risultato si avrebbe una plusvalenza imponibile pari a 90.000 euro (100.000 – 10.000), che sconta un’imposta sostitutiva del 26%, e di conseguenza:

  • si pagherebbe un’imposta sostitutiva pari a 23.400 euro (90.000×26%);
  • si avrebbe un netto pari a 66.600 euro (90.000 – 23.400).

Cedendo la quota di partecipazione con la rivalutazione delle partecipazioni aprirebbe un altro scenario:

  • non si genera alcuna plusvalenza;
  • l’imposta viene pagata ancora prima che la cessione venga effettuata.

Partendo sempre dalla stessa quota di partecipazione, la quota rivalutata, pari a 100.000 andrebbe a scontare l’imposta sostitutiva del 16%, quindi 16.000 euro.

Di conseguenza si otterrebbe un risparmio di 7.400 euro che consentirebbe di avere un netto pari a 84.000 euro.

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